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La Biennale Arte 2022 di Venezia: tutti i padiglioni

La Biennale Arte 2022 di Venezia: tutti i padiglioni

biennale d'Arte Venezia 2015 Foto di luciapecoraro.com

Anticipazioni dai padiglioni nazionali alla prossima Biennale Arte 2022, con l’opening in aprile e per la prima volta una curatrice italiana: Cecilia Alemani

La Biennale di Venezia è un inno alla donna. Sono passate poche settimane dalla nomina di Lesley Lokko a curatrice della 18.ma Mostra Internazionale di Architettura (dal 20 maggio a domenica 26 novembre 2023) e i protagonisti della 59ma Esposizione Internazionale d’Arte stanno già svelando molte novità, prima fra tutte l’apertura anticipata: da sabato 23 aprile al 27 novembre 2022 con pre-apertura il 20, 21, 22 aprile 2022. In aggiunta, la selezione sia artistica che curatoriale sarà per una buona percentuale al femminile.

Cecilia Alemani è la prima curatrice italiana ad essere stata nominata per questo ruolo. È attualmente direttrice artistica della High Line Art e precedentemente curatrice del Padiglione Italia alla Biennale Arte 2017; ha scelto per La Biennale Arte 2022 il titolo Il latte dei sogni, lo stesso del libro di un’altra donna: l’artista surrealista Leonora Carrington.

Cecilia spiega la scelta ispirativa: “l’artista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. La Mostra propone un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano.

Curiosi di scoprire la prossima Mostra d’Arte di Venezia, abbiamo realizzato una lista in ordine alfabetico dei partecipanti annunciati finora: padiglioni nazionali, i loro artisti e curatori.

Arsenale di Venezia
Arsenale di Venezia

Dalla A alla Z: i padiglioni Biennale 2022

  • Albania
    Artista: Lumturi Blloshmi
    Curatore: Adela Demetja
    Il Padiglione è all’Arsenale
  • Argentina
    Artista: Mónica Heller
    Curatore: Alejo Ponce de León
    Il Padiglione è all’Arsenale

L’arte di Mónica Heller si sviluppa attraverso il disegno, la pittura, le animazioni 2D e 3D in una narrazione intensa di storie o favole, dove protagonisti sono persone e oggetti antropomorfi inseriti in un immaginario fantastico. Il suo lavoro si concentra sull’impatto emotivo, sociale ed esistenziale attraverso spesso l’uso per immagine della tecnologia come mezzo di interpretazione e sublimazione del reale.

  • Australia
    Artista: Marco Fusinato
    Curatore: Alexie Glass-Kantor
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Marco Fusinato è un artista e musicista australiano che combina diverse pratiche artistiche: fotografia, installazioni e musica con le performance dal vivo. È la seconda volta che partecipa alla Biennale di Venezia: aveva esposto nel 2015 con la curatela del critico d’arte nigeriano Okwui Enwezor in All the World’s Futures.

Alexie Glass-Kantor è uno dei curatori più apprezzati in Australia, attualmente Direttore Esecutivo di Artspace a Sydney e curatore di Encounters for Art Basel Hong Kong
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  • Austria
    Artisti: Jakob Lena Knebl e Ashley Hans Scheirl
    Curatore: Karola Kraus
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Gli artisti hanno concepito un’enorme installazione simile ad un palcoscenico – Invitation of the Soft Machine and Her Angry Body Parts – composto da dipinti, opere tessili, fotografie, oggetti, opere sonore e video per ologrammi e app interattive. Lo spazio è pensato per cambiare le idee convenzionali delle presentazioni museali, liberarsi dai dettami e sperimentare un viaggio verso sfere utopiche immaginabili e alternative.

  • Belgio
    Artista: Francis Alÿs
    Curatore: Hilde Teerlinck
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Francis Alÿs è un artista di origine belga che nel 1986, lasciata la professione di architetto, si è trasferito a Città del Messico. È conosciuto per il suo lavoro interdisciplinare che spazia dell’arte, l’architettura e le pratiche sociali.

  • Brasile
    Artista: Jonathas de Andrade
    Curatori: Jacopo Crivelli Visconti e José Olympio da Veiga Pereira
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

L’arte di Jonathas De Andrade esplora la società moderna attraverso la memoria, gli oggetti, i simboli, la fotografia e il cinema. Le sue opere sono installazioni, immagini e video che esaminano gli effetti e le dinamiche del potere politico nella società, nelle persone e nel concetto di etica.

  • Canada
    Artista: Stan Douglas
    Curatore: Reid Shier
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

L’artista di Vancouver è riconosciuto come uno degli artisti contemporanei più importanti del suo Paese. Le sue opere multidisciplinari tra film, fotografie e, più recentemente, produzioni teatrali, riflettono il potenziale dinamico che scaturiscono i momenti cruciali della nostra storia.

  • Catalogna
    Artista: Lara Fluxà
    Curatore: Oriol Fondevila

Classe ’85 di Palma di Maiorca, Lara Fluxà considera l’azione della misurazione una strategia inutile per affrontare l’incertezza della vita, in quanto limita le possibilità di percepire ciò che sta al di là del risultato analizzato. Così, modifica e altera gli strumenti e i processi di calcolo, generando nuovi risultati, percezioni invisibili come materiali trasparenti tipo acqua o vetro e fenomenologici come l’aria o la luce in esperienze possibili.

  • Danimarca
    Artist: Uffe Isolotto
    Organizzatori : Jacob Lillemose
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Il Padiglione Danese alla Biennale di Venezia, grazie alla connessione dell’artista visivo Uffe Isolotto, presenterà uno scenario drammatico social-realista dai riferimenti mitologici e idilliaci.

  • Estonia
    Artisti: Kristina Norman, Bita Razavi ed Emily Rosaly Saal
    Organizzatori: Corina L. Apostol e Maria Arusoo
    Il Padiglione ospite in quello dell’Olanda è ai Giardini della Biennale

Orchidelirium: An Appetite for Abundance è il titolo della mostra al Padiglione Estonia 2022 ispirato alle piante tropicali. Le artiste propongono opere storiche e nuove per dare una visione multiforme della storia coloniale e delle sue problematiche.

  • Emirati Arabi Uniti
    Artista: Mohamed Ahmed Ibrahim
    Curatrice: Maya Allison
    Il Padiglione è all’Arsenale

Pittore, scultore e land artist innovativo, Mohamed Ahmed Ibrahim rappresenterà gli Emirati Arabi Uniti alla Biennale di Venezia in una mostra curata da Maya Allison, Direttrice Esecutivo della New York University Abu Dhabi Art Gallery. Conosciuto per essere uno dei primi artisti sperimentali degli Emirati Arabi Uniti, Ibrahim è un membro influente della comunità artistica d’avanguardia del Paese formatasi nei primi anni ’80.

  • Filippine
    Artisti: Gerardo Tan, Felicidad A. Prudente e Sammy Buhle
    Curatori: Yael Buencamino Borromeo e Arvin Jason Flores
    Il Padiglione è all’Arsenale

Scelta su 11 proposte curatoriali, la mostra All of us present, This is our gathering/Andi taku e sana, Amung taku di sana che verrà curata da Yael Buencamino Borromeo e Arvin Jason Flores presenterà il progetto in collaborazione dell’artista Gerardo Tan, la musicologa Felicidad A. Prudente ed il tessitore Sammy Buhle. La mostra prevede un approccio interdisciplinare dei sensi mediato da suoni, performance, immagini e oggetti che intrecciano il consueto ed il contemporaneo.

  • Finlandia
    Artista: Pilvi Takala
    Curatore: Christina Li
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Pilvi Takala è un’artista performer di Helsinki che lavora con il video. Il suo approccio artistico è nella ricerca per elaborare e mettere in discussione le regole come quelle che creiamo nel nostro comportamento a seconda del contesto. Spesso nei suoi lavori la candid camera è arte.

  • Francia
    Artista: Zineb Sedira
    Curatori: Yasmina Reggad e Art Reoriented (Sam Bardaouil e Till Fellrath)
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Zineb Sedira è un’artista francese di origine algerina che da sempre abbraccia i generi della narrazione autobiografica, della fiction e documentaristica. Per il padiglione francese è stato pensato un dialogo all’interno delle vicende sul colonialismo e i relativi racconti storici di testimonianze e patrimonio collettivo.

  • Germania
    Artista: Maria Eichhorn
    Curatore: Yilmaz Dziewior
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Classe ’62 di Bamberga, la berlinese Maria Eichhorn è conosciuta per le sue opere e installazioni site-specific dalla natura processuale che indagano il tema della proprietà o controllo, spesso nei sistemi politici ed economici, rivelando incoerenze e complessità nei rapportati di lavoro, valore e tempo.

  • Gran Bretagna
    Artista: Sonia Boyce
    Organizzatori: British Council
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Approccio altamente innovativo e sperimentale tra performance improvvisata e collaborativa ed elementi audiovisivi che invita i partecipanti a riunirsi e parlare, cantare o muoversi in relazione al passato e al presente.

  • Giappone
    Artisti: Dumb Type
    Organizzatori: Japan Foundation
    Il Padiglione è ai Giardini della Biennale

Formato a Kyoto nel 1984, Dumb Type è un collettivo artistico non gerarchico composto da artisti che lavorano con l’arte visiva, il video, la programmazione informatica, la musica e la danza. Affrontando diverse tematiche, quali di genere, razza, AIDS, vita e morte, memoria e società per Venezia intendono presentare un’installazione dal tema “post-verità”, che fa riferimento a una società in cui i sentimenti personali influenzano l’opinione pubblica piuttosto che i fatti oggettivi.

  • Hong Kong
    Artista: Angela Su
    Curatore: Freya Chou
    Il Padiglione è in Campo della Tana, Castello

Angela Su è la prima artista donna a rappresentare Hong Kong alla Biennale in una mostra personale. La scultrice, nata a Hong Kong, laureata in biochimica all’Università di Toronto e in arti visive all’Ontario College of Art and Design, è nota per i suoi lavori dai toni gotici, i disegni scientifici e le sue performance.

  • Islanda
    Artista: Sigurður Guðjónsson
    Curatore: Mónica Bello
    Il Padiglione è all’Arsenale

Sigurður Guðjónsson è noto per le sue potenti opere video oscure e ipnotiche dove immagine, audio e spazialità creano un insieme organico. È un artista che utilizza il potenziale dei media per produrre opere che coinvolgono ritmicamente lo spettatore in un’esperienza sinestetica, collegando visione e udito in modi che sembrano estendere il proprio campo percettivo e produrre sensazioni nuove.

Pietra, acciaio, legno e vetro vengono modellati, composti e assemblati per rendere solida, visibile e fisica una risposta silenziosa. Gli oggetti e gli spazi possono parlare così come la mostra di Niamh O’Malley dal titolo Gather può contenere e descrivere. C’è conforto nel contatto, nel conoscere i confini delle cose e, durante un periodo di tempo in cui siamo così tanto nelle nostre teste, O’Malley ci ricorda che siamo anche, acutamente e collettivamente, nel mondo.

Una serie di conversazioni e un libro (pubblicato da Temple Bar Gallery+Studios e in uscita proprio all’inaugurazione della Biennale di Venezia) progettato da Alex Synge di The First 47 come oggetto visivo, arricchiranno l’esposizione, diventando un progetto di mostra multi-sede in un tour nazionale come programma di impegno pubblico per tutto il 2023.

  • Italia
    Artista: Gian Maria Tosatti
    Curatore: Eugenio Viola
    Il Padiglione è alle Tese delle Vergini, Arsenale

Eugenio Viola, Chief curator al PICA – Perth Institute of Contemporary Arts in Australia e al MAMBO – Museo de Arte Moderno de Bogotá, non è nuovo come curatore alla Biennale: lo abbiamo visto nel 2015 per il Padiglione Estonia. Quest’anno per il Padiglione Italia ha scelto una personale dedicata ad un solo artista, Gian Maria Tosatti, classe 1980.

  • Lussemburgo
    Artista: Tina Gillen
    Curatore: Christophe Gallois
    Il Padiglione è all’Arsenale

Le opere di Tina Gillen raffigurano momenti di vita quotidiana, sostenendo un grado di ambiguità tra astrazione e figurazione, costruzione e improvvisazione. Il progetto Faraway So Close per la Biennale Arte 2022 si tratta di un’ambiziosa installazione pittorica concepita appositamente in dialogo con la storica cornice delle Sale d’Armi dell’Arsenale in esplorazione dalla superficie pittorica e quella tridimensionale: un tableau vivant che riflette sul rapporto tra spazio interno e mondo esterno.

La mostra è accompagnata da un progetto di ricerca intitolato Forms of Life che prevede seminari mensili presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa, dove Gillen insegna pittura, e un workshop a Venezia durante la Biennale.

  • Malta
    Artisti: Brian Schembri, Giuseppe Schembri Bonaci e Arcangelo Sassolino
    Curatori: Keith Sciberras e Jeffrey Uslip
    Il Padiglione è all’Arsenale

Diplomazija Astuta è il titolo del progetto del team creativo composto da Giuseppe Schembri Bonaci (Malta), Arcangelo Sassolino (Italia) e dalle composizioni del direttore d’orchestra e musicista maltese Brian Schembri, selezionato in rappresentazione di Malta per la Biennale Arte 2022.

Si tratterà di un’installazione concettuale, immersiva e site-specific che collegherà le narrazioni bibliche con la cultura contemporanea. Ne farà parte anche l’opera Metall u Skiet di Giuseppe Schembri Bonaci, brani tratti dal Salmo 139 registrati in ebraico, aramaico, latino, greco, maltese, italiano e inglese, resi tridimensionali dando forma scultorea al linguaggio e rendendo concreto lo spirituale in una Stele di Rosetta del 21° secolo.

  • Nuova Zelanda
    Artista: Yuki Kihara
    Curatrice: Natalie King
    Il padiglione è all’Arsenale

Ecologia delle piccole isole della Nuova Zelanda, cambiamento climatico, diritti queer, lo sguardo di Gauguin e la decolonizzazione, sono alcuni dei temi esplorati dal pluripremiato artista interdisciplinare Yuki Kihara, per il padiglione Nuova Zelanda. Paradise Camp è un progetto durato otto anni che comprende fotografia, video, ricerca d’archivio e attività sociali, girato sull’isola di Upolu, Sāmoa.

  • Olanda
    Artista: Melanie Bonajo
    Curatori: Orlando Maaike Gouwenberg, Geir Haraldseth e Soraya Pol
    Il Padiglione è alla Chiesetta della Misericordia

Melanie Bonajo è un’artista-regista e anche bodyworker e sex coach. Bonajo creerà un’installazione video immersiva che esplorerà l’importanza del tocco e dell’intimità, in un’epoca di crescente isolamento guidato dal digitale. Dopo più di due anni di distanziamento sociale, il lavoro di Bonajo potrebbe diventare la riscoperta di un abbraccio di cui molte persone hanno bisogno (o forse no).

     

     

    • Oman
      Artisti: Anwar Sonya, Hassan Meer, Budoor Al Riyami, Radhika Khimji e Raiya Al Rawahi
      Curatori: Sayyid Saeed Al Busaidi e Aisha Stoby
      Il Padiglione è all’Arsenale

    Al debutto alla Biennale di Venezia del Sultanato dell’Oman, il principe ereditario Sayyid Theyazin bin Haitham Al Said presenterà le opere di 5 artisti, un collettivo locale chiamato Circle Group, che rappresentano gli ultimi 50 anni di arte contemporanea del Paese.

    La mostra multimediale curata da Aisha Stoby, storica dell’arte moderna dell’Oman e del Medio Oriente, mostrerà le opere del pittore Anwar Sonya, di Hassan Meer, del fotografo e artista di installazioni video Budoor Al Riyami, di Radhika Khimji, il cui lavoro femminista comprende sculture e tessuti, e i lavori ultimi del giovane artista di installazioni sonore Raiya Al Rawahi, scomparso 5 anni fa.

    • Polonia
      Artista: Małgorzata Mirga-Tas
      Curatori: Wojciech Szymański e Joanna Warsza
      Il Padiglione è ai Giardini

    Trouble in Paradise è una storia a più narrazioni sul futuro della vita comunitaria in campagna e al suo alto potenziale: i dati rilevati dimostrano che sebbene le aree rurali rappresentino il 93% del territorio polacco solo il 40% della popolazione vi vive. La mostra è la rappresentazione dell’analisi approfondita sulle attività lavorative e di vita in queste aree, con un richiamo al tema all’emarginazione e alle correlate problematiche affrontate dai suoi abitanti.

    • Russia
      Artisti: Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva
      Curatore: Raimundas Malašauskas
      Il Padiglione è ai Giardini

    La Biennale di Venezia ha appreso la decisione del curatore e degli artisti del Padiglione della Federazione Russa i quali, rassegnando le dimissioni, annullano di fatto la partecipazione alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte.

    La Biennale esprime piena solidarietà per questo atto coraggioso e nobile e condivide le motivazioni che hanno portato a questa scelta, che drammaticamente raffigura la tragedia in cui si trova l’intera popolazione dell’Ucraina.

    La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura e condanna chi impedisce con la violenza il dialogo nel segno della pace.

    Questo sarebbe stato il progetto per il padiglione:
    Coreografato come una scena di gesti, la presentazione di Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva alla 59ma Biennale di Venezia è un tentativo di affrontare la complessità dei tempi corporei, materiali e tecnologici. Evoca una transizione da uno stato all’altro, un flusso contorto tra futuro e passato, una divisione sospesa tra morto e vivo (e digitale), giorno e notte. Scivolare tra linguaggi e rappresentazioni, soffermarsi sulla memoria sociale più recente, congelarsi nell’attesa di cose impreviste, prepararsi al domani, catastrofico o luminoso, o entrambi.” Raimundas Malašauskas.

     

    • Sámi (ex paesi nordici: Norvegia, Svezia e Finlandia)
      Artisti: Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara e Anders Sunna
      Curatori: Katya García-Antón, Liisa-Rávná Finbog e Beaska Niillas
      Il Padiglione è ai Giardini

    Il padiglione nordico cambia nome in Sámi e mostrerà le opere di 3 artisti della regione, appunto, Sámi della Norvegia settentrionale. La selezione degli artisti e il cambio del nome è, come dichiarano i curatori dell’Office for Contemporary Art Norway: “un’inversione simbolica delle rivendicazioni coloniali che hanno cercato di cancellare la terra e la cultura Sámi”.

    • Scozia
      Artista: Alberta Whittle
      Organizzatori: Glasgow International e Scotland + Venice
      Il Padiglione è alla Darsena Arsenale di San Pietro di Castello

    Lavora con il cinema, la scultura, i media, la performance e l’installazione. Alberta Whittle risponde agli eventi odierni attingendo alla ricerca e alla diaspora africana tra colonialismo, xenofobia, cambiamento climatico e pandemia.

    • Serbia
      Artista: Vladimir Nikolic
      Curatrice: Biljana Ciric
      Il Padiglione è ai Giardini

    Biljana Ciric è una curatrice indipendente con sede a Shanghai che per Venezia presenta l’artista Vladimir Nikolic, nato nel 1974 a Belgrado (Serbia), dove vive e lavora. I suoi lavori sono stati presentati in diverse importanti gallerie e musei, tra cui la Whitechapel Art Gallery e The 88 Project.

    • Singapore
      Artista: Shubigi Rao
      Curatore: Ute Meta Bauer
      Il Padiglione è all’Arsenale

    Ute Meta Bauer è curatrice di mostre e presentazioni, collegando arte contemporanea, film, video e suono attraverso formati transdisciplinari. Da quasi 10 anni è Direttrice Fondatore di NTU CCA Singapore – Center for Contemporary Art, Singapore — un centro di ricerca della Nanyang Technological University (NTU), dove è professoressa ordinaria presso la School of Art, Design & Media (ADM). La sua principale ricerca, supportata dal Ministero della Pubblica Istruzione di Singapore, è sulla crisi climatica e la perdita culturale.

    Ecco che si affina l’arte dell’artista e scrittrice Shubigi Rao che include testi, film e fotografie e guarda ai punti critici attuali e storici come cambiamenti di prospettiva in esame delle crisi contemporanee di spostamento sia di persone, lingue, culture che del sapere.

    • Slovenia
      Artista: Marko Jakše
      Curatore: Robert Simonišek
      Il Padiglione è all’Arsenale

    La mostra è un omaggio al pittore Marko Jakše, vincitore del Prešeren Fund Award nel 2015. Fin dall’inizio del suo percorso creativo si è dedicato intensamente alla pittura con motivi figurali e paesaggistici riconoscibili, creando un misterioso universo in cui si intrecciano sogno e realtà, lirico e narrativo, arcaico e moderno.

    • Spagna
      Artista: Ignasi Aballí
      Curatrice: Beatriz Espejo
      Il Padiglione è ai Giardini

    Corrección è l’intervento di Ignasi Aballí per il padiglione spagnolo che vuole enfatizzare l’idea di sbagliato, nascosto, impensabile ed inimmaginabile. Secondo la curatrice Beatriz Espejo, importante scrittrice, insegnante e ricercatrice messicana, il progetto di Aballì si pone come “un intervento che sconvolge la memoria in termini spaziali, che modifica lo spazio espositivo, la sua collocazione alla Biennale e il suo rapporto con la città di Venezia”.

    La scultrice di Brooklyn, Simone Leigh dedica interamente la sua mostra al padiglione degli Stati Uniti, intitolata Simone Leigh: Sovereignty, “alle esperienze e ai contributi delle donne nere” come afferma la co-curatrice Jill Medvedow. Le sculture figurative di donne nere di Chicago scolpite a grandezza naturale in ceramica e rafia prima di essere fuse in bronzo, attingono alle tradizioni artistiche dell’Africa e della diaspora africana, fondendo narrazioni disparate.

    Inoltre, questo ottobre 2022, per la parte finale della mostra, Leigh convocherà studiosi e artisti da tutto il mondo per Loophole of Retreat: Venice. Dopo Venezia si sposteranno all’ICA, il museo sul lungomare di Boston, per una prima grande personale dell’artista.

    • Svizzera
      Artisti: Latifa Echakhch
      Curatori: Francesco Stocchi e Alexandre Babel
      Il Padiglione è ai Giardini

    Vive a Fully in Svizzera. Background franco-marocchino, l’artista Latifa Echakhch è nota per le sue installazioni interdisciplinari contraddistinte dal sottile equilibrio tra forza e fragilità e per un linguaggio visivo concettualmente surreale.

    La mostra dal titolo The Concert sarà un’esperienza ritmica unica composta da effetti visivi, acustici e spaziali realizzati dall’artista assieme ai curatori: il romano Francesco Stocchi ed il percussionista Alexandre Babel.

    La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra sono riciclati dalle precedenti Biennali per enfatizzare il ciclo vitale come effetto di una trasformazione perdurante.

    • Taiwan
      Artista: Sakuliu
      Curatore: Patrick Flores
      Il Padiglione è al Palazzo delle Prigioni, Castello 4209, San Marco

    “Questo è un momento speciale.” Afferma Ping Lin, direttore del Taipei Fine Arts Museum: “La pandemia globale ci ha dato motivo di riflettere profondamente e ci costringe a riesaminare il rapporto tra le persone e altre specie e oggetti. Sakuliu è un narratore di talento. Le sue diverse forme d’arte ci raccontano storie perdute, abbracciano la cultura contemporanea, la politica e l’economia e allentano la struttura della conoscenza tradizionale prestabilita, facendoci ripensare a come prosperare armoniosamente insieme all’ambiente da cui dipendiamo”.

    • Turchia
      Artista: Füsun Onur
      Curatrice: Bige Örer
      Il Padiglione è all’Arsenale

    Il Padiglione della Turchia, che risiederà all’Arsenale fino al 2034, ospiterà per la manifestazione veneziana 2022 un’installazione di Füsun Onur, artista contemporanea le cui opere dai riferimenti autobiografici trattano le potenzialità dello spazio, tempo, ritmo e forma.

    • Ungheria
      Artista: Zsófia Keresztes
      Curatore: Mónika Zsiklai
      Il Padiglione è ai Giardini

    La mostra curata da Mónika Zsiklai, direttrice curatoriale del Q Contemporary di Budapest, è il progetto vincitore del concorso pubblico dell’artista Zsófia Keresztes intitolato After Dreams, I Dare to Defy the Damages. Keresztes è un’artista visiva le cui sculture e installazioni sono caratterizzate da colori tenui e composti a mosaico.

    • Zimbabwe
      Artisti: Wallen Mapondera, Ronald Muchatuta, Kresiah Mukwazhi e Terrence Musekiwa
      Curatrice: Fadzai Veronica Muchemwa

    Fadzai Veronica Muchemwa è ricercatrice, scrittrice e curatrice emergente che lavora ad Harare nello Zimbabwe. È già stata curatrice del Padiglione dello Zimbabwe alla 56a Biennale di Venezia nel 2015 e per il 2022 presenta un gruppo di artisti con oltre dieci anni di attività e riconosciuti nel sistema arte internazionale.

    Wallen Mapondera lavora con i media, la pittura, il disegno, la scultura e le installazioni per “sfidare la linearità del tempo e della storia, evocare temi sociali e politici di potere, dominio, gerarchie e corruzione”.

    Ronald Muchatuta esplora i problemi della diaspora dello Zimbabwe tra migrazione, politica, postcolonialismo e discriminazione.

    L’arte di Kresiah Mukwazhi si basa sulle esperienze personali e la violenza, lo sfruttamento e l’abuso di genere, facendo emergere casi di aggressione sessuale nel suo Paese e nel resto dell’Africa meridionale.

    Proveniente da una lunga stirpe di scultori, Terrence Musekiwa crea pezzi che “sfidano e rendono omaggio allo stesso tempo alla tradizione dello Zimbabwe” in un dialogo tra sistemi e modi di vita.

    Le foto sono:
    – Christian Benesch per il Padiglione Austria.
    – Di Mónica Heller l’immagine è DE LA CONCIENCIA SATÉLITE AL SABER SATELITAL (2019) video animazione 3d monocanal 6:18 min, Muntref.
    – Opera di Lara Fluxà.
    – Opera per il Padiglone Estonia.
    – Ritratto di Paul-Cochrane dell’artista Sonia Boyce per il padiglione della Gran Bretagna.
    – Per il Padiglione Polonia la foto è un’opera di Małgorzata Mirga-Tas, Esma Redźepova / Herstories (patchwork, 2021).
    – YK Evotia Tamua New Zeeland 2022.
    – Máret Ánne Sara by Marie Louise Somby.
    – Simone Leigh, 2021 per concessione dell’artista e della Matthew Marks Gallery, foto di Shaniqwa Jarvis.
    – Alexandre Babel, Latifa Echakhch e Francesco Stocchi ph. Sébastien Agnetti per il Padiglione Svizzera.
     

    Annunciato il titolo della prossima Biennale di Venezia

    Annunciato il titolo della prossima Biennale di Venezia

    biennale d'Arte Venezia 2015 Foto di luciapecoraro.com

    Ieri, sbirciando in Instagram ho scoperto il titolo della prossima Biennale di Venezia.

    Con un titolo trasformato in hashtag semplice ed efficace #Illattedeisogni la curatrice Cecilia Alemani lancia la sua proposta per la 59.ma Biennale Arte di Venezia 2022, in ispirazione ad un libro di Leonora Carrington.

    Leonora Carrington

    Inglese di nascita (1917) e messicana di adozione, dove vi ha vissuto per settant’anni, è un nome conosciuto nel mondo dell’arte in particolare quello riferito al periodo del surrealismo per essere stata una delle “muse inquietanti”.

    Una figura di rara forza e mistero, sempre in fuga dalle costrizioni di un’identità fissa e coerente, dai quadri enigmatici e beffardi. Il ricordo di lei è anche come scrittrice: celebre è il suo libro dal titolo La debuttante, dove una giovane appunto debuttante per non partecipare ad una festa organizzatale dalla madre, chiede il favore ad una iena di prendere il suo posto. Gli effetti risulteranno devastanti e buffi. Un racconto che mette in mano al lettore la scoperta del surreale come valore di normalità.

     

    E così anche in Il latte dei sogni la curatrice spiega:

    “l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. La mostra propone un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano”.

    “La mostra – aggiunge Alemani – nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste e artisti in questi ultimi mesi. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza una serie di domande che non solo evocano questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità è minacciata, ma che riassumono molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Come si definisce la vita e quali sono le differenze che separano l’animale, il vegetale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, di altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi”.

    @luciapecoraro Palazzo Grassi, Venezia 2018

    Quest’ultimo punto fa ricordare il titolo della 17.ma Mostra Internazionale di Architettura a cura di Hashim Sarkis, How Will we live together? (Come vivremo assieme?), che credo rappresenti un continuum dell’effetto dei tempi correnti in cui c’è una vivida necessità di certezza a fronte di straordinarie mutazioni.

    Sono curiosa di come si svilupperà la 59.ma Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia, sapendo già che tre saranno le aere tematiche fondamentali: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, e i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra.

    @luciapecoraro Palazzo Grassi, Venezia 2018

    Cecilia Alemani

    Una donna tra le più influenti nel settore dell’arte contemporanea internazionale, nonché la prima italiana a curare una Biennale Arte.

    In un’intervista del 2017 realizzata con il team di Venezia da Vivere e T Fondaco dei Tedeschi per il progetto Creatrici di futuro, ho potuto scoprire una donna riservata, carica di energia e dal sorriso sincero.

    Nel video (sotto), la sua presentazione della mostra Il Mondo Magico al Padiglione Italia alla 57.ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia in cui ha aveva scelto tre artisti italiani, due scultori e una videomaker: Giorgio Andreotta Calò (1979), Roberto Cuoghi (1973) e Adelita Husni-Bey (1985).

    Recentemente e precisamente l’anno scorso, l’abbiamo vista in attivo come coordinatrice di Le muse inquiete: una bellissima mostra sulla storia della Biennale – ho scritto un articolo per Venezia da Vivere – ispirata al quadro Le muse inquietanti del pittore italiano Giorgio de Chirico (realizzato fra il 1917 e il 1919), dove erano riuniti tutti i curatori delle discipline della Biennale ed esposti documenti molto interessanti ed inediti dell’archivio ASAC.

    L’arte di Alexandra Kehayoglou da toccare con mano

    L’arte di Alexandra Kehayoglou da toccare con mano

    biennale d'Arte Venezia 2015 Foto di luciapecoraro.com

    Pochi giorni fa, tra le mille mail, ho ricevuto una newsletter di un webzine di Chicago che segnalava alcuni artisti internazionali emergenti.
    L’occhio m’è balzato subito su un’immagine di uno spazio tappezzato da una “moquette da parati” colorata.

    La memoria visiva mi ha immediatamente collegato ad una bellissima esperienza che ho vissuto, quando sono stata al Chiostro del Bramante nel 2019 in occasione della mostra Dream a cura di Danilo Eccher.

    A Roma l’artista-designer Alexandra Kehayoglou con l’opera What if all is aveva rivestito (pareti e soffitto), con un processo di tufting manuale, la scala interna del Chiostro del Bramante, che collega il pian terreno con il primo piano espositivo.

    Si trattava di un percorso attraverso la Patagonia, di un viaggio in ricordo a quando i suoi antenati erano fuggiti dalla guerra greca-turca carichi di un telaio, attrezzo legato alla tradizione famigliare di fabbricare tappeti.

    I nonni greci di Kehayoglou, infatti, iniziarono a produrre tappeti in stile ottomano a Isparta, nell’odierna Turchia. Dopo lo scoppio della guerra, la famiglia fuggì, arrivando negli anni ’20 in Argentina.

    Oggi, la famiglia possiede El Espartano, una delle più grandi aziende di tappeti del Sud America.

    Da studente ad artista

    Classe 1981, Alexandra ha studiato pittura e fotografia presso la National University of the Arts di Buenos Aires. 

    Dopo la laurea, ha iniziato a realizzare stanze in miniatura, complete di mini mobili e create dentro a delle scatole. 
    La particolarità in queste stanzette era il contesto: immerse nella natura, nella Pampa o sulla spiaggia. 

    Poi, sono nati gli arazzi raffiguranti territori texturizzati e multicolori, tutti realizzati meticolosamente con fibre naturali, in particolare lana, e a mano.

    Il suo laboratorio è un grande spazio nascosto sul retro di una delle strutture del complesso di El Espartano, alla periferia della capitale argentina. 

    Si dice che qui, Alexandra è solita innalzare i suoi tappeti perpendicolarmente al suolo – sostenuti da una grande impalcatura – e lavorare indossando delle cuffie protettive per silenziare il rumore prodotto dalla macchina da cucire.

    @luciapecoraro Palazzo Grassi, Venezia 2018

    Il suo lavoro è poderoso ed è ovvio che per un suo progetto necessita di mesi per essere completato. Eccezione è stata per la sfilata dello stilista belga Dries Van Noten, durante la settimana della moda di Parigi nel 2014, in cui Alexandra in soli 16 giorni era riuscita a realizzare un lungo tappeto a copertura della passerella, a mo’ di sentiero di un bosco muschiato, in ispirazione all’opera shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate.

    Alexandra l’abbiamo rivista nel 2017 in un progetto di MVRDV per la nuova aula magna di 240 mq della fondazione JUT che combina design architettonico e l’arte pubblica di Alexandra con i suoi rivestimenti di arazzi e tappeti, per creare uno spazio non convenzionale che suggerisce un paesaggio naturale in cui la trama imita il carattere morfologico delle piante acquatiche, dei licheni e della vegetazione di uno stagno. 

    @luciapecoraro Palazzo Grassi, Venezia 2018

    “È difficile per la gente capire che un tappeto può essere arte”

    Dice l’artista.

    Un pensiero condivisibile e persino discutibile per chi di arte la fa e la studia, come scriveva Fernanda Fraioli sul Corriere dell’Umbria in Quando l’arte è difficile da capire (2015). Definire cosa è Arte e cosa è “oggetto di rifiuto solido urbano”, secondo l’articolo di Fraioli “non è soltanto la domestica a non capire, ma una platea ben più nutrita che tace una certa verità, celando la propria indegnità a comprendere l’arte?”.

    Personalmente appenderei immediatamente un lavoro di Alexandra Kehayoglou in casa. Lo installerei nella stanza più importante e me lo guarderei tutto il giorno, dopo però averlo “provato”, magari a piedi nudi!

    Sì, perchè la sua arte non è mera decorazione, la definirei sensoriale, come lo sono i tappeti che si regalano ai bambini appena nati (per fare un esempio semplice), che permettono loro di giocare e apprendere allo stesso tempo, favorendo lo sviluppo cognitivo grazie alla manipolazione e all’attivazione della micromotricità.

    L’arte non è solo un’opera appesa alla parete.

    L’arte è la nostra palestra di allenamento e sperimentazione per la nostra capacità di osservazione.

    Il grande Bruno Munari diceva “Saper vedere per saper progettare”, dove per progetto non è la sola costruzione di un’abitazione, ma la scelta nella nostra vita e l’abilità di comprendere quello che accade nel mondo.

    L’arte è cambiamento e forse anche noi lo stiamo facendo…

    Arte, parola femminile

    Arte, parola femminile

    image from rawpixel id-2610284

    Le donne devono essere nude per entrare al MET Museum?

    Una provocatoria domanda comparsa in uno dei manifesti che negli anni ’80 e precisamente nel 1985, avevano tappezzato New York.

    Volantini e scritte del movimento Guerrilla Girls a ricordare l’uguaglianza fra i sessi, anche nel mondo dell’arte.

    ARTE = nome comune di idea, astratto, femminile, singolare, primitivo

    Analisi grammaticale

    Le Guerrilla Girls nascono a seguito della mostra An International Survey of Recent Painting and Sculpture al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1984.

    La mostra era a cura di Kynaston McShine che intendeva riunire le figure più importanti nell’arte contemporanea dell’epoca. 

    Weenie Counts

    Oltre alla domanda provocatoria il testo sul manifesto continua con delle statisiche che evidenziano: meno del 4% dei lavori esposti è di un’artista ed il 76% dei nudi presenti nelle opere ha per soggetto il corpo femminile.

    Il conteggio si rifà ai 169 artisti che avevano esposto al MoMa l’anno precedente, di cui solo 13 erano donne.
    Quindi, se i conti tornano: 156 uomini contro 13 donne… La presenza maschile è decisamente predominante.

    E oggi?

    Sull’account Instagram di Treccani Arte c’è scritto:

    Dopo quasi quarant’anni nel mondo dell’arte la domanda rimane sempre la stessa. Un dato tra i tanti: tra il 2008 e il 2018, solo il 14% di tutte le mostre organizzate dai principali musei degli Stati Uniti hanno riguardato un’artista.

    @luciapecoraro Palazzo Grassi, Venezia 2018

    Ci sono ancora molti numeri e ostacoli da superare, come il periodo che ci sta mettendo alla prova da oltre un anno… ma penso che questi limiti sono un incoraggiamento per scaturire nuove occasioni di resilienza.

    Sempre Treccani Arte, infatti, segnala una serie di mostre al femminile:

    I Am Speaking, Are You Listening?
    Titolo della mostra di Wangechi Mutu (Nairobi, 1972) che inaugurerà il primo maggio al Legion of Honor Museum.

    The Secret Paintings
    Titolo della mostra su Hilma af Klint (Svezia, 1862 – 1944) che inaugura a giugno alla Art Gallery of New South Wales.

    Esperando mientras la noche florece (Aspettando che la notte fiorisca )
    Collage su grande scala tra surrealismo e realismo magico di María Berrío (Bogotá, 1982) al Norton Museum of Art.

    Julie Mehretu
    Prima personale dell’artista etiope-americana, inaugurata il 25 marzo al Whitney Museum.

    Banksy e i topi di casa

    Banksy e i topi di casa

    Banksy

    e lo smart working

    #StayHome è la traduzione dell’hashtag italiano #iorestoacasa.

    Gli artisti durante il Covid-19

    Questo per intendere che le misure restrittive per affrontare il contagio da questo virus che ci sta chiudendo in casa, sono valide per tutti, anche per chi ha utilizzato muri e contesti urbani come tela per la sua arte.

    Il riferimento va all’artista britannico Banksy, che tempo fa ho avuto modo di immortalare in una foto una sua opera a Venezia (vedi post), martedì scorso ha pubblicato nel proprio account in Instagram una serie di immagini.
    Nel post, Banksy, in maniera scherzosa, come sempre, ha scritto: “My wife hates it when I work from home” per intendere che sua moglie “lo odia” quando lavora da casa.

    Tutta la mia comprensione, perchè avere per casa un uomo che di solito è libero di muoversi in giro per la città (e di espressione), trovarselo h24 rinchiuso, non penso sia facile da domare per una quiete convivenza.

    Comunque le foto pubblicate su uno dei Social più attivi del momento, sono state scattate nel bagno di casa sua. Dipinti dei topi e anche il foro della loro tana, che come in una sequenza a domino, fanno delle attività un po’ dispettose.

    Guardando la scena da sinistra a destra, il primo topo, penzola dall’interruttore della luce mentre guarda un altro appeso al portasciugamani, intento a schiacciare un tubetto di dentifricio per imbrattare il muro sotto allo specchio del lavandino.
    Lo specchio è inclinato da dei topi: uno appollaiato sullo specchio e altri due in basso, che per essere più alti si sorreggono uno sulle spalle dell’altro.
    Dallo specchio si vede riflesso un altro topo che, come un carcerato, ha segnato i giorni di reclusione.
    Altri topi fan da protagonista a questo quadro di street art virtuale: uno sembra stia facendo jogging sul tapis roulant ossia su un rotolo di carta igienica; un altro, forse quello più simpatico ma anche il più impertinente che urina sulla tazza del gabinetto, sporcandolo e un altro su una mensola in alto a destra, che dispettosamente, con un erogatore, forse di un sapone liquido, cerca di insaponare chiunque o qualsiasi cosa gli capiti sotto tiro.

    San Valentino prima dei topi in bagno

    Questo progetto casalingo è il primo diffuso dall’artista dopo il murales realizzato all’inizio di quest’anno a Barton Hill, nel sud-ovest dell’Inghilterra per San Valentino, e vandalizzata qualche settimana dopo.
    Il lavoro raffigurava una ragazza che lanciava una fionda di fiori contro un muro, evocando un’immagine di cupido che lancia una freccia.

    In copertina un’immagine di Dominic Robinson – Girl and Heart Balloon

    © Finnbarr Webster/Getty Images – Fonte by lifegate

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    10 musei da visitare con un click

    10 musei da visitare con un click

    Visitare un museo senza alzarsi dal divano

    Vediamo quali musei e come fare.

    Musei aperti virtualmente e chiusi fisicamente.

    È giunto il momento di impegnarsi tutti quanti per il bene comune, non solo proprio. La forza nel reagire alla diminuzione del contagio al COVID-19 è nella consapevolezza e azione di #iorestoacasa.

    Foto di Sound on – Pexels

    Il nostro mondo è la nostra casa che tra i vari impegni domestici è utile e necessario continuare a lavorare, aggiornarsi, studiare ma anche divagarsi. Le passeggiate sono sconsigliate. E per fortuna la cultura non si ferma e grazie alla tecnologia va oltre ai confini fisici e strutturali.

    Così, attraverso il digitale e internet è arrivato un servizio interessante: poter visitare le sale espositive di grandi musei del mondo, attualmente molti di questi sono chiusi, comodamente sul proprio divano (in totale sicurezza) e con un semplice click.

     

    Ecco i 10 musei in tutto il mondo disponibili per delle visite virtuali:

    1. Pinacoteca di Brera
    Milano, Italia

    La Pinacoteca di Brera è una galleria nazionale d’arte antica e moderna, specializzata in pittura veneta e lombarda, con esposte importanti opere in tutto il mondo come il ‘Cristo morto’ di Andrea Mantegna. Sita nel cuore di Milano, nelle vicinanze del Teatro La Scala, è uno dei complessi più grandi della città meneghina con oltre 24000 mq di superficie.

    Foto di C. Cagnin – Pexels

    2. Galleria degli Uffizi – Firenze, Italia

    Cito dalla didascalia del link video su YouTube di TurismoItaliaNews

     “L’obiettivo è tenere compagnia, nel segno della grande arte, a tutti coloro che restano in casa per aiutare la campagna di prevenzione del contagio da Coronavirus. Ogni giorno, sui profili Instagram e Twitter degli Uffizi, verranno pubblicate foto, video e storie dedicate ai capolavori custoditi nella Galleria delle Statue e delle Pitture, in Palazzo Pitti e nel Giardino di Boboli…”

    • Sede: Piazzale degli Uffizi, 6
      50122 Firenze
    • Sito web: uffizi.it

    3. Musei Vaticani
    Roma, Italia

    I Musei Vaticani sono il polo museale della Città del Vaticano nella città di Roma.

    Foto Wikipedia

    4. Museo Archeologico
    Atene, Grecia

    Il museo nazionale di archeologia di Atene è uno dei più importanti musei al mondo, oltre ad essere il più grande museo della Grecia, ricco di opere e testimonianze dell’arte ellenica.

    Foto di Hert Niks – Pexels

    5. Prado
    Madrid, Spagna

    Il Museo del Prado è una delle pinacoteche più importanti del mondo e si trova nel centro storico della capitale spagnola.

    • Sede: Calle de Ruiz de Alarcón, 23
      28014 Madrid, Spagna
    • Sito web: museodelprado.es

    Foto Wikimedia

    6. Louvre
    Parigi, Francia

    Il museo del Louvre di Parigi è uno dei più celebri e grandi musei del mondo. Si stima essere il primo nella lista dei musei più visitati con una media di 10 milioni di fruitori l’anno. Si trova sulla “rive droite” e nel I arrondissement, tra la Senna e Rue de Rivoli. Nelle sue vicinanze c’è il Musée National d’art moderne – Centre Pompidou, opera architettonica dell’archistar Renzo Piano e sede operativa di Christine Macel, curatore capo che nel 2017 ha curato la 57. Esposizione Internazionale Arte di Venezia.

    • Sede: Rue de Rivoli
      75001 Parigi, Francia
    • Sito web: louvre.fr

    Foto di Timea Kadar – Pexels

    7. British Museum
    Londra, Regno Unito

    Il British Museum è uno dei più importanti musei al mondo con una collezione incredibile di reperti archeologici e capolavori di arte classica.
    Il museo fa già parte di un progetto di tour virtuali in partnership con Google Cultural che si chiama
    Museum of the World.

    • Sede: Great Russell St, Bloomsbury
      London WC1B 3DG, Regno Unito
    • Sito web: britishmuseum.org

    Foto di sl wong – Pexels

    8. Metropolitan Museum
    New York, USA

    Il Metropolitan Museum of Art, detto anche “The Met”, è uno dei più grandi ed importanti musei degli Stati Uniti. Si trova nella Grande Mela sul lato orientale del Central Park, che viene chiamato il Museum Mile.

    Foto Pixabay

    9. National Gallery of Art
    Washington, USA

    Il museo ha una raccolta di quasi 700 anni di storia di arte, che va da quella europea a quella del Nuovo Mondo.

    • Sede: Constitution Ave NW, Washington
      DC 20565, Stati Uniti
    • Sito web: nga.gov

    Foto Wikimedia

    10. Hermitage
    San Pietroburgo, Russia

    L’edificio del Museo statale Hermitage, in origine era parte della reggia imperiale, che alloggiò per ben due secoli le famiglie degli zar Romanov, fino al 1917, anno dell’inizio della Rivoluzione d’Ottobre.

    • Sede: Palace Square, 2
      St Petersburg, Russia, 190000
    • Sito web: Hermitage

    Foto di Gorbachevsergeyfoto – Pixabay

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