
Ieri, sbirciando in Instagram ho scoperto il titolo della prossima Biennale di Venezia.
Con un titolo trasformato in hashtag semplice ed efficace #Illattedeisogni la curatrice Cecilia Alemani lancia la sua proposta per la 59.ma Biennale Arte di Venezia 2022, in ispirazione ad un libro di Leonora Carrington.
Leonora Carrington
Inglese di nascita (1917) e messicana di adozione, dove vi ha vissuto per settant’anni, è un nome conosciuto nel mondo dell’arte in particolare quello riferito al periodo del surrealismo per essere stata una delle “muse inquietanti”.
Una figura di rara forza e mistero, sempre in fuga dalle costrizioni di un’identità fissa e coerente, dai quadri enigmatici e beffardi. Il ricordo di lei è anche come scrittrice: celebre è il suo libro dal titolo La debuttante, dove una giovane appunto debuttante per non partecipare ad una festa organizzatale dalla madre, chiede il favore ad una iena di prendere il suo posto. Gli effetti risulteranno devastanti e buffi. Un racconto che mette in mano al lettore la scoperta del surreale come valore di normalità.
E così anche in Il latte dei sogni la curatrice spiega:
“l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. La mostra propone un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano”.
“La mostra – aggiunge Alemani – nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste e artisti in questi ultimi mesi. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza una serie di domande che non solo evocano questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità è minacciata, ma che riassumono molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Come si definisce la vita e quali sono le differenze che separano l’animale, il vegetale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, di altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi”.


Quest’ultimo punto fa ricordare il titolo della 17.ma Mostra Internazionale di Architettura a cura di Hashim Sarkis, How Will we live together? (Come vivremo assieme?), che credo rappresenti un continuum dell’effetto dei tempi correnti in cui c’è una vivida necessità di certezza a fronte di straordinarie mutazioni.
Sono curiosa di come si svilupperà la 59.ma Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia, sapendo già che tre saranno le aere tematiche fondamentali: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, e i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra.

Cecilia Alemani
Una donna tra le più influenti nel settore dell’arte contemporanea internazionale, nonché la prima italiana a curare una Biennale Arte.
In un’intervista del 2017 realizzata con il team di Venezia da Vivere e T Fondaco dei Tedeschi per il progetto Creatrici di futuro, ho potuto scoprire una donna riservata, carica di energia e dal sorriso sincero.
Nel video (sotto), la sua presentazione della mostra Il Mondo Magico al Padiglione Italia alla 57.ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia in cui ha aveva scelto tre artisti italiani, due scultori e una videomaker: Giorgio Andreotta Calò (1979), Roberto Cuoghi (1973) e Adelita Husni-Bey (1985).
Recentemente e precisamente l’anno scorso, l’abbiamo vista in attivo come coordinatrice di Le muse inquiete: una bellissima mostra sulla storia della Biennale – ho scritto un articolo per Venezia da Vivere – ispirata al quadro Le muse inquietanti del pittore italiano Giorgio de Chirico (realizzato fra il 1917 e il 1919), dove erano riuniti tutti i curatori delle discipline della Biennale ed esposti documenti molto interessanti ed inediti dell’archivio ASAC.
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