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Wired Art

Gli appuntamenti culturali oggi meritano una nuova prospettiva.
#DomenicaAlMuseo

L’ingresso libero come in rete…

La prima domenica del mese è una domenica speciale, perchè si accede gratuitamente ai musei statali ed è un’iniziativa in vigore in Italia dal 1° luglio 2014 grazie ad un decreto che oltre ad introdurre la “Domenica al Museo” ha inserito anche le voci:

  • ingresso gratuito ai minorenni
  • sconti fino ai 25 anni
  • apertura fino alle 22 del venerdì di grandi musei come Uffizi, Colosseo e gli scavi di Pompei
  • due “notti al museo” con ingresso a 1 Euro
Il fine settimana di ogni inizio mese è sicuramente il momento giusto per pianificare una gita fuori porta per andare a nuovi musei o agli stessi che amiamo vedere e rivedere più volte.
La mia prima a Parigi
La mia prima #DomenicaAlMuseo è stata a Parigi nel lontano 2004. Ricordo la folla al Musée d’Orsay che scendeva, saliva per le scale ed invadeva le sale… Persone con bambini, signore con i sacchetti della spesa appese al braccio come pochette da gran serata, giovani e meno giovani scalpitanti nel cercare di vedere tutto, con la soddisfazione che in quel giorno “si può”.
L’arte sul web scaturisce un forte interesse e partecipazione da parte delle persone
Diversi musei anche quelli di piccoli centri abitati, da un po’ di tempo hanno iniziato ad essere visibili non solo localmente, ma riuscire a sconfinare dal proprio territorio, promuovendosi a raggiera verso altre provincie e persino altre nazioni. Questa evolutiva forma di comunicazione nasce dall’utilizzo di nuove tecnologie e nuove forme di comunicazione digitale con promozioni consapevoli, nonché iniziative, eventi, incontri con esperti e altro.
Il saper raccontare l’Arte attraverso i Social Network
Per molti essere online significa avere un sito web ma per chi, invece, incomincia a guardarsi un pochino intorno o prende in considerazione quelle app che quotidianamente usa anche per solo chiacchierare con gli amici, può rendersi conto che una connessione diretta e continuativa anche con il proprio (o potenziale) pubblico attraverso i Social Media è diventato strettamente necessario.

Prima era sufficiente il supporto della figura di un bravo grafico o web master, adesso il passaggio è un pelino più complesso, perché essere nel web per una propria credibilità e visibilità, è utile farlo attraverso Facebook, Instagram, Pinterest, Twitter, YouTube e tanti altri, ma (a parer mio) con l’aiuto o il supporto anche iniziale di qualcuno che di questi nuovi canali di comunicazione ne ha fatto un mestiere.

Un consiglio per fare le cose fatte bene? Cercare di non improvvisarsi e sapersi raccontare con contenuti di qualità (Content is King!). Sembra facile, ma vi assicuro che non lo è.

Il digitale non è tangibile, ma i suoi effetti sono reali!
Un webinar all’American Association for State and Local History dal titolo “Social Media 101 per musei e siti storici” per musei e siti storici.
Foto presa dal sito: https://hhethmon.com
Ufficio Comunicazione
Tutti i grandi musei o istituzioni artistiche e pian piano si stanno conformando anche quelli minori, oltre allo staff amministrativo, logistico e manageriale si completano di un team che si occupa prettamente della comunicazione, il quale può essere interno o esterno tramite un’agenzia o un professionista/consulente di settore (se vuoi saperne di più, vedi la voce “chi sono e cosa faccio“).
Grazie a queste figure, l’ente o la galleria d’arte espone un’ampia offerta, comunicando i propri programmi espositivi, gli eventi e persino il backstage di allestimenti o anche esperienze pop up da vivere solo attraverso l’utilizzo dei social network.
Un esempio

Per capire meglio l’argomento, faccio l’esempio del Royal Opera House (ROH) di Londra.
Un’intera sezione video in timelapse con ballerine in stile Flashdance intente a esercitarsi per le prove, costumiste alle prese da montagne di tulle con la loro macchina da cucire, musicisti che chiacchierano e provano con lo spartito in mano e un via vai di gente tra tecnici, fonici, macchinisti… In pochi secondi si ha un’immagine completa di tutto quello che avresti voluto sapere sul dietro le quinte del teatro , ma che nessuno prima te l’ha mai mostrato.

Questo è un po’ il senso di questi video backstage, che inevitabilmente invogliano a scoprire la prima, da vedere solo acquistando il biglietto!
Può sembrare una campagna di sensibilizzazione nel comprendere la mole di lavoro che c’è dietro al teatro per giustificare il costo del biglietto!? Ma a parte questo l’idea è azzeccata! Con lo svelarsi, il Royal Opera House riesce ad investire in una campagna di promozione ad un budget ristretto: oltre al compenso di un buon videomaker che realizza il contenuto video tra riprese ed editing, il resto tra location, soggetti e atmosfera è a disposizione e a costo zero.

Spesso si ha sotto al naso delle risorse dall’alto e potenziale valore, che per alcuni può sembrare insignificante, mentre per altri è fonte di grande interesse. Si può fare molto anche con quel poco che si ha.

Altro esempio
Il secondo esempio è il Rijksmuseum che più di una volta ha mostrato ironia e simpatia nelle sue campagne pubblicitarie.
Come le riproduzioni dei quadri del museo stampate in formato gigante sui nastri bagaglio dell’aeroporto Schiphol di Amsterdam oppure con “High Society” la Soap Opera, che fa appassionare e tener incollati gli utenti della rete, nel far scoprire cosa succede durante le feste dell’alta borghesia nel museo con i personaggi di spicco da Cranach, Veronese, Velázquez, Reynolds, Gainsborough, Sargent, Munch e Manet.

Sono video di pochi minuti, divertenti e dinamici, che riescono a far associare nella mente delle persone un’esperienza positiva e così, inconsciamente il museo diventa uno spazio piacevole, pur non avendolo mai visitato.

O ancora, fresco fresco
La citazione va al Palais de Tokyo. Torniamo in Francia, nella Ville Lumière. Una recente iniziativa che ha riscosso un immediato full booking e una massiccia risonanza social e mediatica, è la possibilità di visitare il museo completamente nudi.

Sabato 5 maggio, 161 persone vestite come Adamo ed Eva, prima del peccato originale, hanno visitato le opere di Neil Beloufa, Kader Attia, Jean-Jacques Lebel, Anita Molinero e altri che fanno parte della mostra “Discorde, fille de la nuit” sull’impatto della storia e della guerra sull’arte moderna.
Il centro di arte contemporanea parigina, solleticato da precedenti tour organizzati in passato come quello con gli occhi bendati, con l’operazione “senza veli” ha riscontrato una visibilità molto alta, trasformandosi in un trend topic mediatico in tutto il mondo.

“Abbiamo lanciato l’invito il 7 marzo su Facebook. In una sola mattina, i 161 posti avevano già trovato degli acquirenti, come per un concerto di Madonna! È stata persino creata una lista di attesa. Oggi abbiamo 26.000 persone interessate a registrarsi “

Afferma Cédric Amato, vicepresidente dell’ANP – associazione dei naturisti di Parigi.

Per il Palais de Tokyo, quest’iniziativa rappresenta una grande opportunità e così per le associazioni di naturisti, anche se è legittimo un dubbio: l’abitudine di essere sempre vestiti, lo si è dal momento in cui si nasce… in queste circostanze, si è pronti a vivere appieno il senso di libertà e visitare la mostra senza inibizioni, riuscendo a non pensare alla propria nudità, ma alle opere d’arte? Non ci resta che provare per credere.

Nel magico regno dei Social
Tra i social, Facebook domina in prima linea, ma anche il figlioletto (acquisito) Instagram riesce ad avere una buona fetta di iscritti. Si stima più di 800 milioni di utenti attivi. Dato confortante per l’aspetto della visibilità, ma un po’ meno per chi è agli inizi e con poco budget da investire.

Un’app tendenzialmente femminile dato il suo aspetto emozionale in cui predomina la fotografia, la quale viene spesso usata per brand di moda per degli advertising ossia pubblicità.

Instagram per il settore artistico è un canale di nicchia, che riesce con semplici gesti a racchiudere il racconto di un’opera d’arte ed il suo contesto espositivo. Sebbene con un alto numero di profili, anche i grandi artisti ne fanno un contenitore promozionale o un archivio tra documenti, performance visive e mini-video.

Il primo fra tutti nella lista degli account più particolari è quello di Maurizio Cattelan. A seguire:

Ce ne sono moltissimi altri. C’è l’imbarazzo della scelta!

#ChatbotGame
Poi ci sono musei sensibili alla nuova tecnologia, come il Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires che ha sviluppato un chatbot per parlare con gli utenti, capace di raccontare la storia di un’opera e quella dell’artista.

Restando in tema e in Italia, per la precisione nella capitale meneghina, Museum Chatbot Game realizzato da InvisibleStudio è un progetto di un gioco interattivo del quale fanno parte quattro musei di Milano:

  • Museo Poldi Pezzoli
  • Museo Bagatti Valsecchi
  • Villa Necchi Campiglio
  • Casa-Museo Boschi di Stefano

Attraverso Facebook Messenger o Telegram gli utenti-visitatori-giocatori devono seguire una specie di caccia al tesoro e sconfiggere un mago del Rinascimento, interagendo con una persona virtuale (il chatbot) alla ricerca di indizi tra le esposizioni.

L’arte di sapersi rinnovare

Obiettivi stimolanti e apparentemente realizzati solo per il divertimento, ma che nascono con il preciso intento di instaurare un contatto e un legame con il visitatore.

L’utenza di oggi è sempre più connessa, si sposta facilmente e velocemente, ma desidera ancora passeggiare tra le sale, i corridoi allestiti e toccare l’arte con mano.

Ecco perché sempre più diventa opportuno avere un occhio di riguardo nei confronti dell’innovazione e della comunicazione per innescare uno stretto contatto con le persone e le opere, riuscendo a creare emozioni uniche e inusuali.

L’arte non sta subendo forti cambiamenti, si sta solo ampliando in nuovi percorsi segnati da mappe e luoghi (non fisici), creando dialoghi tra persone e prodotti artistici sempre più completi e alla portata di tutti.

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